Nel cuore della pianura veneta, tra i meandri del Po e le campagne di Fratta Polesine, si cela una delle pagine più affascinanti e sorprendenti della protostoria italiana: Frattesina, un antico insediamento dell’Età del Bronzo che, tra il XII e il X secolo a.C., rappresentò uno dei centri più fiorenti e dinamici d’Europa.
Oggi l’area corrisponde a un tranquillo paesaggio rurale nella provincia di Rovigo, ma più di tremila anni fa questo luogo pulsava di vita, di commerci e di ingegno artigianale. Sorgeva lungo un ramo ormai scomparso del fiume Po – il cosiddetto Po di Adria – che costituiva una vera e propria arteria commerciale verso l’Adriatico e il Mediterraneo, connettendo Frattesina a culture lontane.
Un centro proto-urbano nel cuore del Polesine
L’abitato di Frattesina è oggi considerato una delle più straordinarie testimonianze della tarda Età del Bronzo in Europa. Gli scavi archeologici, avviati a partire dagli anni ’60, hanno portato alla luce un villaggio esteso, articolato e perfettamente organizzato, con aree destinate alle abitazioni, all’artigianato e ai riti funerari.

L’importanza del sito emerge dalla complessità della sua struttura economica e sociale. Gli abitanti di Frattesina non erano solo agricoltori o allevatori, ma artigiani specializzati e abili commercianti, capaci di trasformare la materia prima in manufatti pregiati e di distribuirli attraverso una rete di scambi che si estendeva ben oltre i confini dell’attuale Italia.
L’arte del fare: il genio artigianale dei Frattesiniani
Tra i reperti rinvenuti figurano strumenti in bronzo, piombo e oro, resti di fornaci per la fusione dei metalli e utensili per la lavorazione di materiali preziosi come l’avorio, l’ambra e il vetro. Particolarmente significativa è la produzione di oggetti in vetro colorato, una delle più antiche d’Europa, che testimonia un livello tecnico altissimo e una conoscenza approfondita dei processi di lavorazione.
Oltre ai metalli, anche l’argilla e l’osso venivano trasformati in oggetti d’uso quotidiano o ornamentale: ceramiche, perline, pettini, utensili e armi. La varietà dei materiali ritrovati indica contatti con popoli lontani: l’ambra baltica, l’avorio d’elefante africano e le ceramiche micenee raccontano di rotte commerciali che collegavano Frattesina non solo al bacino adriatico, ma anche all’Europa settentrionale e al Mediterraneo orientale.
La vita quotidiana tra fiume e campagna
Gli scavi hanno permesso di ricostruire anche gli aspetti più intimi della vita quotidiana. Resti di forni domestici, utensili per la filatura e la tessitura, strumenti da pesca e da caccia (ami, asce, falcetti) mostrano una comunità autosufficiente e organizzata, in cui il lavoro artigianale si integrava con la vita familiare e agricola.
Le abitazioni, probabilmente costruite in legno e argilla, si disponevano in piccoli nuclei circondati da spazi aperti destinati alle attività produttive e al commercio. La vicinanza al corso d’acqua non era casuale: il Po di Adria costituiva il principale canale di comunicazione, essenziale per trasportare merci e mantenere i contatti con altre comunità dell’Italia e d’oltre mare.
Le necropoli: la memoria dei vivi
Non meno affascinante è il complesso funerario di Frattesina. Nelle due grandi necropoli di Fondo Zanotto e Narde, poste poco lontano dal villaggio, sono state rinvenute più di mille sepolture, rendendole le più vaste dell’intera Età del Bronzo europea.
Le tombe, disposte ordinatamente, contenevano corredi ricchi di ornamenti in bronzo, ceramiche finemente decorate e oggetti personali. In alcune sepolture maschili sono state ritrovate spade e armi, testimonianza del prestigio e dello status sociale del defunto – un fatto rarissimo per il periodo.
La varietà e la ricchezza dei corredi funebri forniscono preziose informazioni sulle gerarchie sociali, sui riti religiosi e sulle credenze spirituali degli abitanti.
Un patrimonio custodito nella Villa Badoer
Oggi i reperti provenienti da Frattesina sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine, ospitato nella splendida Villa Badoer, capolavoro palladiano riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità.

Il museo propone un percorso coinvolgente che accompagna il visitatore attraverso i diversi aspetti della civiltà frattesiniana: dalle attività domestiche e produttive alla spiritualità, dal commercio alla vita quotidiana. I reperti, esposti con cura e accompagnati da pannelli esplicativi e ricostruzioni, permettono di immergersi nel mondo di una comunità straordinariamente evoluta per la sua epoca.
Frattesina, la “metropoli” del Bronzo
Frattesina può essere considerata, a tutti gli effetti, una “città dell’Età del Bronzo”, un centro di innovazione, commercio e cultura che anticipa di secoli la nascita dei primi nuclei urbani del Nord Italia.
La sua storia rappresenta un tassello fondamentale per comprendere la transizione dalle società preistoriche a quelle protourbane, e testimonia come già tremila anni fa il Polesine fosse crocevia di idee, tecniche e relazioni internazionali.
Un’eredità da riscoprire
Visitare Fratta Polesine e il suo museo significa compiere un viaggio nel tempo, alla scoperta di un passato che continua a parlarci di ingegno, di scambio e di identità.
Accanto alla monumentale Villa Badoer, l’eredità di Frattesina si rivela in tutta la sua forza evocativa: un piccolo angolo di campagna veneta che, nella notte dei millenni, fu una delle capitali dell’Europa preistorica.
Frattesina non è solo un sito archeologico: è una finestra aperta sulle origini della civiltà nel cuore del Polesine.