Da Bascio e Gattara, fino a Badia Tedalda

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Popolo delle due ruote: ben ritrovati! Vi scrivo in questa cupa giornata, se tanto mi dà tanto, ci avvicina inesorabilmente alla primavera! Onestamente non vedo l’ora: non perché mi illudo del fatto che, questa stagione, ci regalerà belle giornate, ma perché confido nel fatto che, qualche momento adatto per uscire in moto, qua e là, riusciremo certamente a trovarlo. E noi abbiamo mille idee e percorsi, da mettere in pratica! Quindi, “Maledetta Primavera”, al contrario di quanto canta la Goggi, vedi di arrivare in fretta, perché noi ti aspettiamo con ansia.

In questi giorni, sul blog, ho portato avanti un progetto, in cui ho stilato vari itinerari alla scoperta del Montefeltro dimenticato e della Valmarecchia: così è nata l’idea per il percorso che sto per proporvi. Vi faccio una domanda: quante volte, in media, in un anno, andate al Valico di Viamaggio? Dai, provate a rispondervi con sincerità? Dieci, cento, mille? Più o meno di un milione? Vi pongo un nuovo quesito: fra tutte le volte in cui siete andati fino al Passo, quante vi siete fermati a visitare i borghettini nascosti, che si trovano lungo il percorso?

Si! Un attimo! Lo so! So cosa state pensando! Oh Claudia, noi andiamo per goderci le curve, mica per altro… beh, se per altro escludiamo un panino con la finocchiona, che è sempre una gran goduria. Va bene, avete ragione. Ma io voglio comunque farvi una proposta: per una di quelle duemila volte, che salite fino a Viamaggio, una e una soltanto, provate a dedicarla alla scoperta dei sonnolenti paesini che, generalmente, ignorate durante le vostre pieghe.

La situazione è semplice, vi segnalo tre tappe, brevi ma pittoresche, che vi catapulteranno nell’antichità, per un idilliaco momento, senza togliervi nemmeno troppo tempo: Torre di Bascio, Torre di Gattara e Badia Tedalda. Torre di Bascio e Torre di Gattara, le trovate praticamente una di fronte all’altra mentre, timide e ricercate, spuntano tra gli alberi delle due colline che dominano l’Alta Valle del fiume Marecchia.

Si tratta delle antiche vestigia dei feudi appartenuti ai Conti di Carpegna, le ultime Torri insieme a quelle delle località di Scavolino e Miratoio. La particolarità di questi paesini è che, in un pugno di villette in sassi, distribuite lungo un solo, pittoresco, vialetto acciottolato, si racchiudono una grazia e una pace uniche.

Le trovate semplicemente: subito dopo Cà Raffaello, in località Molino di Bascio, vedrete dapprima il bivio per Torre di Bascio, sulla sinistra, mentre quello per Gattara è poco più avanti, sulla destra… quasi davanti all’autovelox!

torre di bascio

Salire alle due piccole località, significa sostanzialmente ammirare un panorama d’autore sulla vallata, nei suoi continui mutamenti di luci e colori; una sorta di quadro bellissimo, che si apre ai vostri occhi, curva dopo curva. I due paesi, come già accennato, sono minuscoli, ma davvero caratteristici: entrambi si sviluppano lungo un viale e si stringono attorno alle Torri a pianta quadrata, oltre che alle due parrocchiali.

Per quanto possa sembrare impossibile, vista la perfetta immobilità in cui vi troverete a passeggiare, sono borghi abitualmente abitati! La Torre di Gattara è dell’XI secolo, quella di Bascio del XIII e, ai piedi di questa, troverete il Giardino Pietrificato di Tonino Guerra, con immagini in pietra a rappresentare personaggi o momenti fondamentali, per la storia della vallata.

borgo gattara

Il tempo di visita è infinitesimale ma, credetemi, ne vale la pena, soprattutto se amate i piccoli angoli nascosti della nostra terra, nei quali si respirano tranquillità e sospensione spazio-temporale; poi, anche se sembra incredibile, da un punto di vista storico, sono località degne di nota, proprio perché appartenute al nobile e importantissimo casato di Carpegna.

Pensate che nel XVII secolo, l’Imperatore Leopoldo I, elevò il Conte di Carpegna a Principe del Sacro Romano Impero e di Bascio. Se amate la buona cucina e, al contrario nostro, non vi piacciono le merende all’aperto, consumate sui tavoloni di legno (la nostra passione), vi segnalo anche trattorie e agriturismi, in cui si pranza divinamente! A buon intenditor…

Ora, veniamo a quello che, personalmente, definirei “Caso Badia Tedalda”. Vi state chiedendo perché? Perché se penso a quante volte, tutti noi motocilisti, passiamo davanti alla bella località di montagna senza fermarci, francamente mi sorge il dubbio che, il tutto, sia riassumibile in un caso su cui indagare attentamente. Badia Tedalda, popolo delle due ruote e non, è un borgo DELIZIOSO!

badia tedalda

Lasciate la strada principale con fiducia… tanto state già facendo i 50 per evitare l’autovelox, lo so. Una deviazione di un quarto d’ora, non vi porta via nulla, al massimo vi arricchisce di immagini indimenticabili. Arrampicatevi lentamente, lungo la stradina che immette al borgo alto, quell’agglomerato di casupole, dominato dalla mole della chiesa, che potete notare sin dalla vallata, a meno che non stiate suonando alle mucche, come fa solitamente mio marito.

Appena arrivate, lasciatevi rapire dal paesaggio bellissimo, che si apre da questo angolo nascosto del Montefeltro: avrete a disposizione affacci grandiosi, che potrete condire con una breve passeggiata, lungo i pochi ma pittoreschi vicoli del paese. Fondata nel VII secolo d.C. dai Tebaldi, la località aveva lo scopo di accogliere i numerosi pellegrini, durante i loro percorsi espiatori e, oggigiorno, ospita turisti ed escursionisti, che approfittano della favorevole posizione di Badia, per esplorare i dintorni, spingendosi sino alla Romagna, alla costa adriatica, ma anche verso Valtiberina e Casentino.

Fino al XV secolo, il nucleo abitativo venne controllato dai Montedoglio, passò quindi nelle mani dei fiorentini e, nel secolo successivo, il monaco Leonardo Buonafede lo ricevette in commenda, facendovi costruire la Badia, che arricchì con opere d’arte di scuola robbiana. Fermatevi ad ammirare la grazia senza tempo di questo luogo, scambiate due chiacchiere con gli abitanti, scendete lentamente verso la parte esterna per imprimere nei vostri occhi quei panorami che vi caricheranno di pensieri positivi. Regalatevi un momento di pace, prima di rimettervi in strada e godervi l’emozione dell’asfalto.

Per il rientro, vi consiglio un percorso diverso: subito dopo Ponte Presale, girate seguendo le indicazioni per Sestino, seguendo la panoramica strada che vi condurrà in un mondo fatto di verde a perdita d’occhio. Non dovete arrivare fino al paese di Sestino, girate al bivio in cui sono indicati San Donato e Ville di Sopra: questa strada, per quanto davvero rovinata, quindi attenzione, è bellissima e vi porterà al cospetto del borghetto di Petrella Massena, spingendovi all’interno della Riserva Naturale Regionale del Sasso Simone e Simoncello. Nonostante sia dissestata, vale davvero la pena percorrere questa tratta.

Una volta raggiunta la località di Miratorio, nella quale, a primavera, si tiene la Sagra del fungo Prugnolo, potrete proseguire in direzione di Pennabilli, ricongiungendovi, quindi, alla Marecchiese. Oppure, da Miratoio, potreste tornare verso Molino di Bascio: a voi l’ardua scelta! L’importante, miei cari centauri, è che ricordiate la massima su cui si basa la buona educazione, per chi va sulle due ruote: IL SALUTO È D’OBBLIGO… anche con le buche!

Claudia Barbieri, www.vocedelverbopartire.blogspot.com

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